L'arrivo è già una comica: Amir mi ha “mandato un passaggio” in aeroporto - dovrebbe essere il più economico - che per 20 euro mi dovrebbe portare ad Arak (quasi 300 km). Dopo due ore di attesa mi chiamano al microfono dicendo di raggiungere l'infopoint, ove si presenta il taxi driver...
... che davvero promette bene: non parla inglese e ci capiamo a fatica. Però è gentile e si offre di portare tutti i bagagli. Arriviamo alla macchina e mi dice: per Arak sono 150 dollari. Panico. Sono incredulo. Gli dico che non li ho quei soldi e non posso darglieli. Insiste. Dopo un po' di contrattazione gli faccio chiamare il mio contatto (un organizzatore del festival) e per magia é tutto ok. Speriamo...
Arriviamo alla macchina: una Peugeut degli anni 80 che sembra uscita da un cartone animato. Ce le ha tutte. Il bagagliaio non si chiude. Le portiere non si aprono. Per accendersi impiega svariati secondi di funzionamento del motorino di avviamento che sembrano eterni e non vuol partire mai. Ma parte.
Appena partiti e il viaggio è già da panico. Entra in autostrada contromano da un'uscita, facendo inversione per infilarsi nel senso di marcia corretto. Aiuto.
Il tachimetro segna 784938 km. Ed è fermo. Chissà da quante altre centinaia di chilometri. Aiuto.
Spia motore accesa fissa. A quelli che suppongo siano 100 km/h trema tutto. Abbaglianti accesi fissi. In 5 minuti ha già fatto la retro perché aveva perso uno svincolo. In quello stesso svincolo c'era gente ferma, altre auto in retro, cose strane che lì, evidentemente, sono la normalità. Chissà se e quando arriverò... nel frattempo il sonno ha la meglio e mi addormento.
(scorcio di Enjedan, il villaggio che ospitava l'evento)
Il resto del viaggio è sempre da cartone animato. La quinta riesce a metterla solo quando si va in discesa; in piano, la quarta è il massimo che riesce a fare, ma appena arriva un minimo di falso piano in salita, si scende in terza, seconda, prima! Ad ogni avvallamento o imperfezione dell'asfalto l’auto perde l’assetto e inizia a sbandare, qualche volta l’abbiamo scampata bella.. ma arriviamo!
Quando raggiungiamo gli organizzatori del festival capisco tutto: in sostanza viene fuori che la ragazza dell'infopoint mi aveva venduto ad un suo tassista abusivo di favore e il “passaggio” che mi avevano mandato non mi ha mai trovato. Dopo un po’ di discussione finalmente si arriva al campeggio, sono le 4 di notte. Finalmente è finita.
(il campeggio)
Al mio risveglio mi sento a casa. Siamo alle pendici di montagne desertiche, in un campeggio improvvisato ma estremamente ben organizzato. Tende da campo, bagni, acqua potabile, elettricità, frigo e anche freezer; e ovviamente slack: easylines, trickline e anche una mini-mid per imparare a scalare il leash e far la ribaltata.
(i bagni del campeggio)
Il primo giorno accuso i postumi del viaggio, sono stanco e poco motivato. Andiamo a finir di montare la 300, che è stata montata tutta attorcigliata a causa del forte vento, togliamo un po’ di twist ma il lavoro si rivela più lungo del previsto e decidiamo di finire la giornata con un paio di tiri di arrampicata e un giro sulle linee corte. Lo spot easy ha una 30, una 55 e una 85. Finalmente mi faccio un giro su una linea in Iran, e finalmente entro nel pieno delle sensazioni da meeting: la vista sul deserto, dalla linea, è impagabile.
(la mia prima camminata al tramonto)
Il secondo giorno, purtroppo, è la giornata della disfatta. La notte tira un vento pazzesco e la mattina rincara la dose. Ad un certo punto è troppo. Si inizia a sentire il classico rumore che sembra un elicottero: le due linee più esposte, la 180 e la 220, sono in piena risonanza. Gli scotch non hanno retto e la main line e il backup sono totalmente in balia del vento. Ma qui il vento non scherza: le raffiche arrivano fino a 90m/h e quelle due linee le prendono tutte. Il rumore delle linee in risonanza sovrasta tutta la valle e prevale su ogni altro suono, perfino quello del vento stesso. Riecheggia per chilometri. Non c’è molto da fare purtroppo: finché il vento non si calma non si può fare nulla; decidiamo dunque di prenderci una pausa e fare un giro in città, sperando che il vento si plachi.
Alcuni degli organizzatori si offrono di accompagnarci e si rivelano di una disponibilità e generosità senza eguali; ci portano a pranzo, al mercato, al museo e a fumare il narghilè. Mai visto delle persone prodigarsi così tanto per gli ospiti. Siamo tutti positivamente sorpresi dalla loro ospitalità.
(foto da Arak)
Al ritorno però le brutte notizie: alcuni organizzatori sono andati su a smontare con il vento. Le linee vicino agli ancoraggi si sono irrimediabilmente rovinate (500m di edge nuovi!!!) e uno spanset è addirittura esploso (si, ESPLOSO). La causa è stata il continuo sfregamento con i delta, che ha surriscaldato il poliestere tanto da scioglierlo e dunque da ridurre la sua resistenza fino alla completa rottura.
Non avrei mai pensato che la forza distruttiva del vento potesse arrivasse a tanto.
La potenza del vento è impressionante. Può essere di aiuto quando cammini e lo ringrazi quando è moderato. Ma se si incazza distrugge tutto, e non puoi farci nulla.
(i danni a spanset e fettuccia causati dal vento)
Arriva finalmente il giorno in cui ci si va a misurare con la 300. La giornata inizia tranquilla con dei bei tiri di arrampicata. Movimenti carini, e un bello stimolo all’ego: on sight su 6c e un rest su 7a. I tiri son gradati molto più facili e dunque mi sembra di essere bravissimo. Ma alla fine son solo numeri…
Si va alla 300, al tramonto; qualche sbattimento per eliminare i twist ma avanza giusto il tempo per un tentativo mio e uno di Amir. Vado io. Poche volte ho avuto una simile sensazione di ansia nel fronteggiare una highline. Mi sentivo come se fossi al cospetto di qualcosa di molto più grande di me. La sensazione di vastità che si prova mi mette quasi a disagio. Mi sento piccolo, una sensazione che non avevo mai provato fino a quel momento.
(la mia prima esperienza sui 300m)
Provo a calmarmi e parto. E la linea è come tutte le altre linee che ho provato. Facile. Facile fino a quando, chissà come, perdo l'equilibrio e leaaasshhhfaaalll.
Lo spettacolo però è un altro. É non vedere la fine (letteralmente) e ricevere una sensazione di apertura mai provata, anche perché il panorama a fianco è un deserto sterminato, con laghi salati, montagne e una pianura di cui non si vede la fine. Dopo un po' di cadute demordo e lascio spazio ad Amir. Si sistema di nuovo il backup e parte. Come al solito, è una macchina. Solo qualche esitazione e in una manciata di minuti è dall'altra parte. Complimenti vez: nuovo record iraniano!
Durante la camminata c'era una quiete irreale. Silenzio ovunque. La linea è talmente lunga che non si sente neanche Amir che cammina, non un verso, non un rumore, silenzio tutto attorno e un unica sagoma, piccola, che avanza. Nel frattempo il sole tramonta e al suo arrivo all'ancoraggio, ovviamente, il silenzio viene interrotto da un urlo di festa.
Si fa buio, si sentono le iene che ridono in lontananza. Subito dopo un ululato di un lupo. È ora di scendere.
(Amir cammina "fatta partiti" al tramonto)
Ora che Amir è riuscito a camminarla, la linea ha anche trovato un nome: "Fatta partiti", una frase che ormai è entrata anche nel gergo iraniano, di cui noi italiani abbiamo trovato il corrispettivo in Farsi: Besam Beriiim.
Tra noi inizia un bellissimo scambio culturale. Siamo in un paesino sperduto di un Paese culturalmente molto distante dal nostro: noi viviamo in una società democratica occidentale di tradizione cristiana, loro invece in una dittatura anti-occidente di religione Musulmana (di Stato). Eppure siamo persone così simili. Abbiamo le stesse passioni, analoghe abitudini, stili di vita uguali: ci ritroviamo la sera a cucinare attorno ad un fuoco in mezzo al deserto, alle pendici di montagne da scalare con linee montate lassù; ci ritroviamo a parlare fino a tardi, cantare e suonare e condividere pensieri ed esperienze. Ma siamo a 4000 km da casa, e in quella che chiamiamo 'casa', alla fine, facevamo la stessa vita... innumerevoli serate sono state passate attorno al fuoco a cucinare, dopo una giornata di highline. Questa cosa mi fa sentire a casa, anche a migliaia di km di distanza, con persone conosciute solo da qualche giorno.
Dunque mi chiedo: "Dove sono allora tutte queste differenze?" L'unica risposta che mi sono dato è che la differenza sta nel pregiudizio.
(le serate attorno al fuoco - foto di Mehdi Sohrabi)
Ora però devo lasciare da parte tutti questi pensieri politici per provare a concentrarmi su "Fatta partiti". Oggi ho davanti tutta la giornata e posso dedicarci il giusto tempo. Scelgo di partire dall'ancoraggio opposto; mentre lo raggiungo provo al calmare l'animo, visto che il giorno prima mi ero sentito quasi come un principiante che fronteggia le prime highline. Scelgo la musica giusta e parto. Incredibilmente, dopo i primi metri di discesa che mi danno sempre un po' di problemi, riesco a trovare il ritmo giusto e cammino. E cammino un sacco! Per un attimo si insinua il pensiero che potrei camminarla tutta, ma tento di tenerlo lontano per non deconcentrarmi. Quando si ferma il vento il cambio di condizioni mi agita e infatti perdo la concentrazione e cado. E sono circa a metà! Quella che il giorno prima mi sembrava una cosa più grande di me ora è finalmente alla mia portata. Probabilmente non avevo mai camminato così a lungo su un'highline! Ora però iniziano le raffiche, sento il vento che mi sposta e la camminata si fa più dura. Dopo qualche catch il vento si stabilizza e cammino quasi fino alla fine! Ora sono veramente soddisfatto, ho crossato una linea che poco prima mi dava emozioni che somigliavano quasi alla paura!
(Fronteggiando la vastità dei 300 metri di "Fatta partiti" - foto di Mohammad Reza Abaee)
Finalmente sono tornato di buon umore e finisco questo meeting con il sentimento migliore. Un sacco di esperienze nuove: nuove conoscenze, nuovi luoghi, altre sensazioni, altri panorami da contemplare. Questo sentimento quasi nostalgico che spesso provo alla fine dei viaggi mi accompagna nel mio ultimo giorno, insieme, purtroppo, ad una brutta febbre da insolazione. Il clima del deserto non perdona!
Torno a Milano tra mal di testa e soddisfazione, dunque, e con una certezza: tornerò in Iran. E' stato troppo bello perché sia unico, quindi... dovrà ripetersi!
Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutte le persone che ci hanno ospitato e in particolar modo gli organizzatori del meeting che si sono prodigati per un evento davvero stupendamente riuscito!
Ci vediamo l'anno prossimo!
Sirio
PS:
se le parole non bastano, guardate le immagini stupende catturate da Mohammad in questo video strepitoso: clicca QUI
Ringraziamenti:
Grazie di nuovo a tutti gli organizzatori del festival, visitate la loro pagina: Persian Highline Festival
Grazie a Mohammad per le foto e il video. Seguite la loro pagina Iran Slackline
E grazie a Viola, per la revisione dell'articolo!
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